Buongiorno
di Petronillanera
E pensare che fino
a 15 minuti fa ero nel tepore del mio morbido letto a due piazze.
Poi ho deciso di uscire. Anzi, mi correggo: sono dovuta uscire. Come
tutte le mattine, l�ufficio mi aspetta, nel freddo asettico
delle sue anonime pareti. Ho ancora il ricordo dei sogni appena fatti.
La bocca si crogiola ancora nel dolce sapore di pane e Nutella, che
crea quell�inconfondibile sensazione di mattino se mischiato
all�aroma amaro del caff�. I muscoli sono sciolti, mollemente
pesanti. I rumori mi attraversano ancora attutiti dal silenzio del
sonno appena trascorso.
Ma poi apro la porta. Buongiorno!
Il mondo si riaffaccia di fronte ai miei occhi e il caff� mi
d� una prima scossetta di nervosa energia.
Ed ecco la prima macchina che mi sfreccia davanti: il roboante buongiorno
si vede dal mattino e il mattino ora sa di benzene e polveri sottili.
Non mi perdo d�animo e mi dirigo svogliatamente verso il garage.
Sono le 8 e 45.
Da lontano intravedo un furgoncino bianco. Sto cominciando ad arrabbiarmi.
E� lui, gi� lo so. Mi avvicino. Il dubbio si dissolve.
E� lui. Stamattina faccio una strage. Anche oggi, il furgoncino
bianco dell�impresa edile che sta facendo i lavori nel palazzo
di fronte, � parcheggiato proprio di fronte all�uscita
del garage, che pago la bellezza di 300 euro al mese. 300 euro al
mese per incazzarmi ogni mattina alle 8 e 46 in punto. E se non bastasse,
sono tutti dentro a lavorare, nessuno a guardia del furgone, nessuno
a cui venga in mente che in quel garage ci pu� essere la macchina
di una poveretta che deve essere in ufficio alle 9 e che, alla fine
del mese, deve �sputare� 300 euro per un misero posto
macchina, che loro fanno diventare 300 euro pi� un chilo di
bile e 20 sedute di Yoga (a 25 euro l�una) per dominare lo stress.
Apro il portellone automatico. Spero che il rumore li avverta e gli
ricordi che il loro furgone intralcia il passaggio. Niente. Salgo
in macchina. Mi avvicino all�uscita. Do una sgasatina impaziente.
Niente. Allora suono: �Pee�. Niente. Risuono: �Pee,
pee�. Si affaccia un muratore con lo sguardo di chi pensa: �Ecco�la
solita donnetta isterica e mestruata��. Mantengo la calma.
Training autogeno. Non posso arrabbiarmi di prima mattina. Non posso
mettere a repentaglio il mio sistema nervoso perch� �
l�unico che ho. Suono ancora: �Peeeeeeeeeeeeeeeee�,
�Pee�. Scende un tipo che ha l�aria di essere quello
che non conta niente. Si avvicina. �Guidatore di camion al bar
per caff�. Tu aspettare. Lui arriva. 5 minuti.� Ma che
razza di lingua parli? Che �, fai economia sugli articoli?
Io aspetta??? Tu e il tuo amico al bar dovete aspettare, s�
dovete aspettare che vi passi sopra un rullo compressore e vi tolga
quel sorrisino idiota da quella faccia da minorati mentali!
Respiro. Non mi devo arrabbiare. Devo ricordare i buoni propositi.
Buongiorno!
Sono le 8 e 55. L�idiota senior arriva col passo del bradipo
e il fisico dell�uomo di Neanderthal. Mi guarda di sguincio,
da sotto il berrettino da pescatore rosso scolorito. Panza al vento
e lordosi incipiente, sale con fatica sul camion, si aggiusta il berretto.
Un�altra occhiata svogliata a quella povera pazza in macchina
che lo fissa con odio. Mette in moto e mi fa la concessione di lasciarmi
passare. Il varco non � tanto largo da non farmi temere per
gli specchietti retrovisori. I miei ovviamente. Dei suoi non mi importa
niente. Anzi, glieli staccherei con i denti.
Sono le 8 e 58. Sono gi� in ritardo.
Cerco di immettermi sulla strada principale. Non si vede niente. Passa
una macchina. Aspetto. Ne passa un�altra fila. Aspetto. Poi
attraversa un pedone. Proprio adesso che da destra non viene nessuno�
La strada � libera. C�� solo lui nel mezzo. Passa
piano piano. Mi guarda per accertarsi che stia ferma e va sempre pi�
piano. Non ti preoccupare non ti falcio, ma lo farei volentieri. Una
macchina mi si accoda dietro e, prima ancora di fermarsi, mi d�
un colpo di clacson. Colta alla sprovvista, non faccio in tempo a
maledirlo che il mio piede ha gi� spinto sul gas. Mi immetto.
Passa un motorino. Proprio non l�avevo visto. Magari se quello
dietro non suonava, avevo la calma necessaria per guardare meglio.
Il tipo sul motorino alza un braccio e mi manda aff� Buongiorno!
Tutto procede bene fino al primo semaforo: evito un altro pedone assonnato,
schivo un�Ape Car con istinti suicidi e sto per prendere il
verde. S�, s��� � verde!!
Mah�come?? �Perch� quello davanti rallenta? E�
verde! Lo vedi? E� verde! E� verdeeeee!! Non sei felice
anche tu, come me, che � verde? A quanto pare no. Rallenta
ancora. Arriva il giallo. Inchioda. Ci pensa. E� ancora giallo.
Guarda avanti. Guarda di lato. Una sgasata e�via! Sfodera un�accelerata
di cui si meraviglia la sua stessa Skoda marrone diarrea. Come una
saetta posseduta dal demonio attraversa e�.zac� Rosso.
Io rimango l�, al palo. Cornuta e mazziata, vittima di un sadico
giochetto che attenta ulteriormente alle mie coronarie.
Sono le 9 e 5 e dovrei essere in ufficio gi� da 5 minuti. Buongiorno!
E pensare che fino a 35 minuti fa ero nel tepore del mio morbido letto
a due piazze.
L�attesa al semaforo � lunghissima. Faccio in tempo a
sbollire la rabbia. Arriva finalmente il verde e riparto.
E� una giornata soleggiata. I primi accenni di primavera. L�aria
� frizzante. Viene voglia di fermarsi in un parco a sorseggiare
una Coca Cola leggendo un libro di Jack Kerouac. I pensieri mi corrono
veloci nella mente, quando�.merda!!...mah�sei scemo? Un
tipo in bicicletta mi sfreccia davanti, a tutta velocit�, in
contro mano, in mezzo alla strada�e, il cretino, sta anche parlando
al cellulare! Per evitarlo mi butto a sinistra. Una vecchietta in
procinto di attraversare la strada fa un dietro-front cos�
rapido, che le sembra di essere tornata all�agilit� dei
20 anni e si stupisce di s� stessa. Alzo gli occhi, per guardare
nello specchietto retrovisore, con la speranza di vedere il ciclista
raggomitolato per terra, rantolante di dolore, con il cellulare spatolato
in fronte e il manubrio conficcato nel c� Ma, niente, il mio
desiderio non si avvera: il ciclista sta svoltando a sinistra, imboccando
un�altra strada contromano. Le macchine si fermano per risparmiargli
la morte sicura, mentre lui, imperterrito, continua a conversare,
con una mano sul manubrio e l�altra sul cellulare. Se �
vero che la mamma dei cretini � sempre incinta, � anche
vero che i cretini hanno 9 vite come i gatti e anche una fortuna sfacciata.
Ritorno con lo sguardo sulla strada e riparto, mentre mi accorgo che
la vecchietta sta allungando il collo come una tartaruga fuori dal
guscio, per controllare la strada e cercare, questa volta, di riuscire
ad attraversarla senza rischiare il camposanto prematuramente.
Sono le 9 e 10. Sono sempre pi� in ritardo.
Attraverso la zona universitaria. Via Zamboni sarebbe una strada.
Aperta al traffico, per giunta. Ma gli studenti credono che sia il
loro salotto a cielo aperto. No-global, punkabbestia e figli di pap�
passeggiano e bivaccano in mezzo alla strada, come se il marciapiede
fosse un capo demod� che si pu� indossare solo dopo
una certa et�. Rallento, mi armo di calma e pazienza e procedo
come dietro ad un corteo funebre. Mi sforzo di pensare ad altro. Mi
viene solo in mente la faccia del mio capo che entra in ufficio e
non mi trova. Un brivido mi sale lungo la schiena, mentre un diciottenne
dinoccolato mi passa davanti, rapito dagli occhi della bella biondina
che lo aspetta sotto il portico. Mi fermo e lo faccio passare, per
non rompere l�acerbo idillio mattutino, pensando che anche loro
saranno un giorno nei miei panni e, quel giorno, capiranno. Buongiorno!
Al semaforo per immettermi sui viali imbocco la corsia sbagliata.
Quella per svoltare a sinistra. Metto la freccia, guardo dietro, cerco
di immettermi piano piano, facendo spuntare il muso. La prima macchina
mi evita, la seconda mi suona, la terza inchioda, sembra che voglia
farmi passare, ma, falso allarme, vuole solo prendere le misure e
passare. Passano tutti, non si ferma nessuno. Nessuno che si accorga
di me che, con la mia freccia lampeggiante, cerco di guadagnarmi la
mia isola felice tra il traffico. Viene il rosso. Presa dallo sconforto,
mi butto lo stesso. Attraverso, sotto gli occhi di tutti che mi danno
della matta. Ma � sempre meglio matta che ignorante come voi.
Sono le 9 e 15 e sono solo a met� strada.
Attraverso il ponte sulla ferrovia, aspetto ad un altro semaforo,
oltrepasso la prima rotonda, poi la seconda, dove nessuno, di solito,
vuole dare la precedenza. Allora accelero, per fare capire che io
ho intenzione di passare e, se vuole passare anche lui, lo faccia
pure, tanto sono io quella che viene da destra e sar� sempre
io a prendere i soldi della sua assicurazione. Come protagonisti di
Mezzogiorno di fuoco, ci guardiamo negli occhi. Ci veniamo incontro.
Accelero io. Accelera lui. IO accelero ancora di pi�, finch�
il bastardo potenziale trasgressore non inchioda e mi lascia passare.
Trionfante, svolto ed esco dalla rotonda. Anche questa mattina ce
l�ho fatta. Tiro un sospiro di sollievo. Se fossi dentro a un
videogioco, avrei fatto 1000 punti e avrei guadagnato una vita di
bonus.
Sono le 9 e 20 e mi sbarra la strada una 500 gialla che sta cercando
di entrare in un parcheggio dove potrebbe starci un camion a rimorchio
pi� un'altra fila di minivan. La 500 si mette in mezzo alla
strada. Fa retromarcia. Ma la prende troppo larga. Allora va ancora
avanti. Si posiziona meglio. Inserisce nuovamente la retromarcia,
ma non sterza a sufficienza. Un motorino si infila tra il parcheggio
e la 500. Riesce a passare, ma ha rischiato la pelle. Altro tentativo.
Questa volta sembra che ci riuscir�. Dovrebbe sterzare un po�
di pi�, altrimenti il muso tocca. Indietreggia. Clak. Il muso
tocca (come volevasi dimostrare). Ma invece di raddrizzarsi, il conducente
accelera in retromarcia. La macchina davanti si sposta sotto il peso
del �barattolino� impazzito e�miracolo�il
parcheggio riesce. Posso passare.
Sono le 9 e 25. Tutto procede liscio fino al mio ufficio. Ma ora il
problema �: dove parcheggio? In strada non c��
posto. Il posto auto non ce l�abbiamo. �Squaleggio�
un po� in lungo e in largo, sperando che qualcuno liberi pochi
metri quadri di strada tutti per me. C�� un posto in
divieto di sosta. Quasi quasi la metto l�, tanto la mettono
sempre tutti e non dice mai niente nessuno. Decisione presa. Mi infilo,
mi metto benino, sto per spegnere il motore, quando qualcuno mi bussa
al finestrino: �Non lo vede il cartello? E� divieto qua!
Guardi che chiamo il carro attrezzi!�. Alzo la mano in segno
di scuse. Meglio non aprire i fuochi. D�altronde il mio umore
� gi� compromesso, vorrei cercare di non dargli il colpo
di grazia. Mi sposto, parcheggio la macchina in doppia fila e lascio
un cartello esposto: SE LA MACCHINA DA' FASTIDIO, SUONARE ALL�UFFICIO
QUI DI FRONTE.
Sono le 9 e 32 e io, finalmente, entro in ufficio.
Mi accoglie un mio collega: �Buongiorno!�
�Buongiorno un corno!�. E mi dirigo verso
la mia scrivania. |
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