Sympathy for the devil
di Enrico Pietrangeli
Marika è una ragazza carina, spigliata, brillante e piena di vita come
buona parte dei suoi coetanei adolescenti in un'epoca in cui tutto gli è
dovuto e nulla, tra i presunti desideri, sembra restare inappagato ed idealizzato
nella sola mente.
Frequenta una scuola di una ricca provincia dove il lavoro, nel fiorire di un'economia
di rifinito artigianato, non è più mancato. Un istituto professionale
che, negli ultimi anni, con la massiccia presenza di figli di emigranti ha compensato
lo scarso tasso di natalità del posto.
Sara, sua madre, una donna aperta e di sinistra, si guardava bene dall'esprimere
giudizi su Faryd, un ragazzo figlio di operai magrebini. Glissava, ogni qualvolta
Marika, infatuata, tentava di comunicare quell'indicibile sentire che, dolcemente,
le aveva cinto il cuore liberando la sua anima sognatrice. Con non curanza ed
una voluta distanza Sara si convinceva che, in fondo, Faryd non era che un ragazzino,
come la sua Marika; un'adolescenziale esperienza che avrebbe avuto il suo naturale,
breve corso senza lasciare più segni. Del resto, dopo quella sprovveduta
avventura dell'estate precedente, che aveva visto Marika coinvolta in un breve
ma pericoloso flirt con un uomo maturo, Sara si sentiva sollevata in una celata
e forse inconsapevole ipocrisia che, già all'epoca, aveva messo tutto a
tacere.
Marika, sensibile a certi materni atteggiamenti, dopo l'ultimo forzato commento,
quasi strappato dalle socchiuse labbra di Sara:
- Beh! Non so che dirti, se son rose fioriranno...personalmente quel ragazzo non
mi da alcuna impressione, ne positiva ne negativa, vivi pure la tua storia e cerca
sempre di metterci la testa e fare attenzione! -
...Corse di nuovo a rinchiudersi in camera, sdraiandosi sul letto, sotto il poster
di Marylin Manson, assorta in disordinati pensieri. Dopo qualche minuto, si girò
per inserire un CD nel riproduttore, una vecchia raccolta di successi dei Rolling
Stones che le aveva regalato Erminio, quel mancato ed inquietante padre che aveva
incontrato durante la scorsa stagione. Scorsero le note di Sympathy for the devil
e, dopo qualche istante, con un breve beep, un SMS comparve nel display del suo
cellulare:
- Domani c'è un grande party, qui a casa mia, dopo le 21. Ti aspetto.
Erminio - .
Marika, senza indugiare, selezionando tra le voci del menu sul display quella
di reply digitò subito decisa:
- Hey! Guarda ke ho un fidanzato, cmq grazie :-) è stato un pensiero
carino. Ci penserò su...se non ti offendi - .
e giù con il tasto d'invio.
...invio messaggio in corso
Faryd, era così innamorato di Marika da voler desiderare di sposarla
e portarla via quanto prima possibile, lontano da quella strana famiglia di
"mummie" che non gli aveva mai rivolto neppure la parola, oltre formali
buongiorno e buonasera. L'amava così tanto ma si sentiva solo, impotente
e titubante anche rispetto ai lunghi pomeriggi passati in camera insieme a lei,
dove spesso Marika trascorreva più tempo a rispondere al telefono che
a scambiare affettuose effusioni che lui, era sempre pronto ad esternare in
continuazione.
Lei, dal canto suo, pur essendo coinvolta in tante premure ed attenzioni, iniziava,
di tanto in tanto, a sentirsi un po' fagocitata dall' atteggiamento del compagno
e, esternandolo a quest'ultimo, capitava che lui finisse con l’imbronciarsi.
Accadde che, il giorno successivo, il malumore di Faryd lievitò, inavvertitamente,
divenendo rabbia e Marika, dal canto suo, pur di spezzare quella terribile aria
che aveva condizionato tutta la sua giornata, non esitò a recarsi alla
festa in casa di Erminio.
Un acre e denso profumo d'incenso faceva da contorno ad una strana carnevalata,
dove tutti gli invitati sghignazzavano dietro goffe maschere. Marika, per l'occasione,
indossò un abitino dark, comprato durante un piacevole soggiorno di studio
a Londra. Aveva un grosso reticolato borchiato che le attraversava il seno:
una stuzzicante ed acerba seconda misura e sembrava sentirsi a suo agio, non
appena arrivata, in quello strano festino in bilico tra il sinistro ed il trash.
Non tardò molto a recepire l'immediato invito ad indossare una maschera
anche lei; ce n'erano in quantità dentro uno stanzino prossimo all'ingresso,
scelse quella di un Pierrot, gelida e bianca, sembrava tumefatta da due grosse
lacrime sovrapposte con della cera. Bevve poi, con i presenti, uno strano intruglio
introdotto da Erminio come cocktail di apertura, altro non era che della mescalina
aromatizzata con dell'innocente frutta.
- Buono! Sa di fragola...- .
Esordì, compiaciuta, dopo il primo sorso la piccola Marika. Dopo pochi
istanti, un passo dopo l'altro, mentre si dirigeva nell'altra stanza, tutto
s'investì di una sinistra presenza onirica nella sua mente divenuta di
colpo inerte. Volti e maschere si fondevano in altre presenze, il suo corpo
perse consistenza e si distese, sopra un'ara, immolata ai presenti.
Faryd, ignaro di quanto stesse accadendo a Marika in quel momento, si rivoltava,
tormentato, nel suo giaciglio. Prese sonno, alla fine, ma di quello cumulato
nella stanchezza della tensione, fatto d’inquietanti presenze ma, soprattutto,
popolato di incubi. Assistette impotente, dentro gli abissi dei sogni, a quel
perpetuato stupro, esibito con non curanza, nei confronti di Marika. Lei rideva,
innaturale, talvolta sembrava essere sul punto di dimenarsi ma poi continuava
a singhiozzare un riso strozzato da improvvisi e violenti gemiti.
Marika, con aria stravolta ed intontita, fece ritorno a casa molto tardi, evitando
quel naturale materno stato di veglia, del resto Sara ormai ricorreva da tempo
a sonniferi e quant'altro. Il sonno di Marika non tardò a venire, fu
profondo ed ovattato, tanto da rinvenire solo l'indomani al ridosso del pranzo.
Fu il telefono a ridestarla, una chiamata di Licia, sua compagna di classe,
che le annunciava:
- …ma non hai sentito alla radio? Faryd, si, insomma, proprio quello lì,
pare che si sia impiccato! - .
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