L'isola del "SORRISO"

di Antonio Caterina


Cari bambini finalmente, dopo tanto, è giunto il vostro momento, cioè quello di rendervi felici, di sviscerare dal più profondo del vostro animo tutte le vostre sensazioni più forti, e di esprimerle attraverso questa storia che è dedicata a voi.
Questa storia si svolge nel lontano Oriente, tra boschi e valli in fiore. Bene e dopo questa breve premessa, eccoci giunti a raccontare la storia.
Vivevano in un Paese lontano tanti bambini che erano felici di esistere, e questo grazie anche al Signore, che aveva dato loro quell’ingenuità e quella voglia di essere su quest’isola denominata del “SORRISO”. Tutto era così bello che sembrava di stare in Paradiso, infatti non esistevano le cose che esistono su questa terra. Si poteva immaginare di stare a stretto contatto con Dio. Insomma era un posto in cui vorrebbero vivere tutti. Nel cielo volavano sempre gli uccelli, nei boschi si sentiva un profumo indescrivibile di fiori. I bambini, che si rincorrevano tra le valli con il sorriso sulle labbra, poi raccoglievano fiori e li portavano nelle loro case, dove si espandeva questo profumo. Sull’alta valle si ergeva un sontuoso castello dove vivevano un re e una regina, attorniati da tanti bambini, che recavano gioia e sorriso a tutti quelli che andavano a visitarli. I giorni trascorrevano sereni e non si pensava a quello che un giorno, sarebbe potuto accadere, sull’isola del Sorriso. Era una notte ed improvvisamente successe che scoppiò un forte temporale con lampi e tuoni mentre su una nuvola bianca come la neve vi era lui, sì il terribile Dracula, accerchiato da una schiera di pipistrelli che stridevano pronti ad attaccare e a succhiare il sangue a chi si fosse allontanato dal castello. Quindi per un periodo non fu più l’isola del “SORRISO”, tutto si era spento, era diventata una vita monotona, mentre si cercava il modo per poter far tornare sull’isola il sorriso. I fiori erano appassiti, ed i boschi e le valli non emanavano più quella luce di un tempo. Ma come era potuto accadere tutto questo? Era un segno premonitore del destino, oppure era naturale che, dopo tanta gioia e sorriso, doveva arrivare anche il male, così da poter notare la differenza, ed apprezzare la soluzione giusta?
Venne il giorno seguente e le porte del castello si aprirono così che i bambini poterono uscire per recarsi in una vicina scuola per fare lezione e poter raccontare l’accaduto alle maestre. Queste cercarono di tranquillizzare i bambini dando loro delle caramelle, l’ora della ricreazione suonò e tutti saltarono e gridarono, poi corsero fuori dove si misero a giocare felici. Sembra che di nuovo il sorriso fosse sbocciato sulle labbra dei bambini. Ma, come tutte le cose belle, anche la ricreazione finì e i bambini furono costretti a rientrare nelle loro classi. Questo Dracula venne paragonato a Satana che prende il sopravvento sui più deboli ed indifesi come i bambini, se si guarda negli occhi di un bambino ci si rende conto di quanta gioia vogliano sprigionare. Ad un chilometro dal castello esisteva un lago dove vivevano pesci e delfini, che ogni volta, alla vista dei bambini, emettevano un loro richiamo per farsi notare. A loro volta i bambini accorrevano felici e ci giocavano insieme. Il tempo continuava a passare e il ricordo di quella brutta sera sembrava svanito, ma non fu così perché successe di nuovo, e come nella favola di Cappuccetto Rosso in cui se ricordo bene il lupo mangiò la nonna, così Dracula si scaraventò nel lago seguito dai sui fedelissimi pipistrelli, succhiando il sangue di questi poveri delfini e pesci. Il mattino seguente i bambini, mentre si recavano a scuola, si accorsero di non sentire più il richiamo dei loro amici, e si preoccuparono. Quindi di conseguenza si vollero assicurare di quello che era successo, arrivati sul luogo purtroppo videro quello che era successo, e cominciarono a piangere. Poi, come segno di riconoscenza, gli buttarono dei fiori, bagnati dalle loro lacrime. Come fa male sentire piangere un bambino, è come se ti dessero una coltellata al cuore. L’estate stava finendo, si avvicinava l’inverno che avrebbe imbiancato il castello, per i bambini era un segno che poi avrebbero fatto un bel pupazzo di neve per farci da tiro al bersaglio. Venne il giorno in cui i bambini furono costretti ad andare a scuola con la slitta trainata dai cani, che a loro volta erano contenti di stare insieme ai bambini. Arrivati a destinazione, i bambini salutarono i cani che risposero con un latrato. Quel giorno la lezione cominciò con una buona notizia, e cioè che di li a poco sarebbe arrivato un camion carico di giocattoli di ogni tipo. I bambini di questo rimasero molto soddisfatti, mentre sulle loro labbra riaffiorò il sorriso, ed attendevano con ansia questo momento. Alla vista di questo camion, i bambini con uno slancio si catapultarono fuori senza dare ascolto alle maestre che dicevano di non precipitarsi. Sembrava di stare in una fiera di giocattoli, alla fine i bambini, ognuno con il suo giocattolo, rientrarono nelle loro classi, dove la lezione venne svolta come sempre. Ma come si sa i bambini non vedevano l’ora che la campana suonasse per andare a giocare tra di loro con i regali che avevano ricevuto in dono. Il camion ripartì per una nuova destinazione, giunse la fine della lezione e la campana suonò. Ad un certo punto i bambini decisero tutti insieme di andare al castello per raccontare l’accaduto al re e alla regina. Quindi quel giorno i bambini non tornarono a casa, e si avviarono verso il castello. Alla vista dei bambini il re e la regina li accolsero con molta gioia, perché amavano i bambini. Poi il re fece preparare una grande tavolata, non mancava nulla, c’era proprio tutto, specialmente tutti tipi di leccornie di cui si sa che i bambini vanno ghiotti. Dopo tanto anche sulle labbra del re e della regina apparve un sorriso e immaginavano come sarebbe stato bello se anche loro avessero potuto avere dei figli. E mentre erano a tavola raccontarono l’accaduto al re e alla regina che rimasero molto contenti e invitarono i bambini ad andarli a trovare più spesso, i bambini acconsentirono. Dopo questa grande abbuffata si avviarono sulla via del ritorno alle loro case, ma furono sorpresi da una forte tempesta durante la quale spuntarono Dracula e i suoi aguzzini, i bambini alla vista di tutto ciò cercavano di scappare, di trovare un posto dove potersi nascondere. Ma ad un certo punto si udì una voce che disse: “Finiscila Dracula e lascia perdere i bambini”, ma Dracula, cercando di scovare da dove provenisse questa voce, scoppiò in una grande risata. Di nuovo la voce disse: “E va bene, l’hai voluto tu”. Ecco che ad un certo punto apparve una carrozza trainata da cammelli con sopra degli angeli con una spada. Si ebbe una colluttazione così violenta che alla fine i buoni prevalsero sui cattivi e tornò a risplendere l’arcobaleno nel cielo. I bambini poterono tornare a casa felici e contenti e raccontare dell’accaduto ai genitori i quali erano in pensiero, perché non li avevano visti tornare. Finalmente quella notte i bambini dormirono tranquilli, ma chissà se tutto questo avrebbe avuto delle ripercussioni in futuro. Ma quando c’è l’amore si dimentica tutto. Con il tornare dell’estate, tornò anche il sorriso sull’isola, perché quello che i bambini vedono con i loro occhi noi adulti non lo vediamo, o meglio dire non lo vogliamo vedere perché non ci interessa. Ecco che da lontano si intravede un vecchio tutto trasandato venire verso l’isola del sorriso, in cerca di qualcosa da mangiare ed un letto per riposare. I bambini, alla sua vista, gli corsero incontro salutandolo, gli occhi di quel vecchio brillarono di gioia per la vista di tutti quei bambini. Gli sembrava di essere tornato il bambino felice che era, finalmente giunto a destinazione, venne lavato e rifocillato. Dopo di che i bambini vollero sapere che cosa era venuto a fare e che cosa cercava. Il vecchio cominciò a raccontare la sua storia mentre i bambini ascoltavano con molta attenzione. <<Ero clown in un circo e per quarant’anni ho cercato di portare gioia e sorriso nell’animo dei grandi e soprattutto dei più piccoli, ma un bel giorno successe purtroppo una disgrazia. Mentre stavo facendo il mio numero, ecco che, ad un certo punto, sbucarono fuori dalla tenda un leone ed una tigre che si avventarono voracemente sul pubblico, si creò il panico che non si capì più nulla. Ed anche il circo prese fuoco per la caduta di una tanica di benzina su di un fuocherello. Le conseguenze ve le potete immaginare, pochi furono i superstiti tra uomini e animali e quindi fui costretto a vagabondare per il mondo alla ricerca affannosa di quest’isola denominata del “SORRISO” di cui avevo sentito molto parlare. A questo punto posso anche concludere che posso morire soddisfatto, con il sorriso sulle labbra per avere trovato l’isola del “SORRISO”. Quindi, cari bambini, vi invito ad andare sempre d’accordo, rispettare il prossimo e regalargli sempre un caro cordiale sorriso>>.
Finalmente sono di nuovo felice perché la mia mano scorre veloce sul fogli di carta bianca, mentre il mio pensiero punge per uscire da questo mio cervello, che per un certo periodo è stato fermo. Forse dopo continue insistenze dei miei amici si è aggiunta anche la volontà di continuare a scrivere qualcosa di differente dalle cose che ho scritto in precedenza. Voglio cercare di sprigionare dal mio io un po’ di gioia così da poterla donare anche agli altri, ed avvicinarmi il più possibile al ricordo di quando anch’io ero un bambino felice. Intanto la notte scende sempre di più, ed il silenzio si fa sempre più profondo, e penso se riuscirò a portare a termine diciamo così, questa missione del “SORRISO”. Perché se uno regala un sorriso è segno che ama il prossimo. Infatti un proverbio dice che non costa nulla regalare al prossimo un sorriso oppure, come dice Gesù, quello che fate ad uno più piccolo è come se lo avete fatto a me.


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