RIMINI
La città natale


Rimini. Il Ponte di Tiberio, il mare
e l'Arco d'Augusto (fotomontaggio)


Brani tratti da "La mia Rimini" di Federico Fellini (Cappelli, Bologna, 1967)

"Il mio amico Bagarone, il mio compagno di scuola, la mia Rimini. Stanotte ho sognato il porto di Rimini che si apriva sopra un mare gonfio, verde, minaccioso come una prateria mobile sulla quale correvano nuvoloni carichi, verso terra. Io, a Rimini, non torno volentieri. Debbo dirlo. È una sorta di blocco. La mia famiglia vi abita ancora, mia madre, mia sorella: ho paura di certi sentimenti? Soprattutto mi pare, il ritorno, un compiaciuto, masochistico rimasticamento della memoria: un'operazione teatrale, letteraria. Certo, essa può avere il suo fascino. Un fascino sonnolento, torbido. Ma ecco: non riesco a considerare Rimini come un fatto oggettivo.

È piuttosto, e soltanto, una dimensione della memoria. Infatti, quando mi trovo a Rimini, vengo sempre aggredito da fantasmi già archiviati, sistemati.
Forse questi innocenti fantasmi mi porrebbero, se vi restassi, un'imbarazzante muta domanda, alla quale non potrei rispondere con capriole, bugie; mentre bisognerebbe tirar fuori dal proprio paese l'elemento originario, ma senza inganni. Rimini: cos'è. È una dimensione della memoria (una memoria, tra l'altro, inventata adulterata, manomessa) su cui ho speculato tanto che è nato in me una sorta di imbarazzo..."

"...Sembrava la compagna di Toro Seduto. Anche con gli animali era straordinaria, indovinava le malattie, gli umori, i pensieri, le furberie: quel cavallo che si era innamorato chissà come della gatta. 'Fra tre giorni arriva il garbein' annunciava con sicurezza infallibile. Ed era vero. Il garbein è un vento in più che abbiamo in Romagna. Un vento capriccioso, instabile, assolutamente imprevedibile. Per tutti, meno che per lei.

La Romagna: un miscuglio di avventura marinara e di chiesa cattolica. Un paese con questo monte fosco e troneggiante di San Marino. Una strana psicologia arrogante e blasfema, dove si mescolano superstizioni e sfida a Dio.
Gente senza umorismo e perciò indifesa: ma col senso della beffa e il gusto della bravata. Uno dice: mangio otto metri di salsiccia, tre polli e una candela. Anche la candela. Cose da circo. Poi lo fa: subito dopo lo portano via in motocicletta, viola in faccia, con l'occhio bianco: e tutti a ridere di questa cosa atroce, la morte per gola.
Eppure, in questa terra ci sono cadenze, dolcezze infinite, che forse vengono dal mare. Ricordo la voce di una bimba, un pomeriggio d'estate, in un vicolo pieno d'ombra: 'Che or'è?' 'Saran belle le quattro...' rispondeva qualcuno e la bambina cantilenando come a dire che era sicuramente più tardi: 'Ah senza belle...'"





Anni '60: Marcello e Maddalena
in spiaggia, a Rimini.